top of page
LA STORIA DEL CANE

“….. E infine, quando per silenziosi sentieri in mezzo ai prati, su polverose strade di campagna, oppure in città mi cammina alle calcagna con tutti i sensi tesi a non perdermi, allora lei è tutti i cani che mai abbiano trottato alle calcagna del loro padrone, dal giorno in cui il primo sciacallo dorato cominciò a farlo: una somma incalcolabile di amore e di fedeltà!”

Konrad Lorenz “                      E l’uomo incontrò il cane”

MA CHI È IL CANE?

In un primo momento si pensava che il processo di addomesticamento del cane si collocava intorno a 15.000 anni fa, ma le recenti ricerche di genetica molecolare hanno cambiato le più comuni convinzioni datando la differenza del cane dal lupo a 100.000 anni. I siti archeologici più antichi testimoniano che gli animali che vivevano con l'uomo nel Paleolitico erano ancora lupi, solo nel Neolitico comparvero i cani (Canis Lupus Familiaris) con caratteristiche morfologiche differenti dal lupo. «La cosa interessante è che di solito noi pensiamo all’addomesticamento (come animali da reddito) di mucche, pecore e capre per ciò che producono, il cibo, la carne o prodotti secondari come latte, formaggio e lana». Diversamente sono stati invece i rapporti degli esseri umani con i cani, che non sono necessariamente fornitori di prodotti o carne. Essi hanno probabilmente fornito fin dall’inizio protezione, compagnia e forse aiuto nella caccia. E' veramente interessante che questo sia avvenuto nel primo addomesticamento operato dall’uomo. Probabilmente perché le loro attitudini comportamentali erano le più adatte alla vita con l’uomo. La somiglianza tra la società umana e quella lupina è evidente, entrambe sono basate sul gruppo familiare nella gestione dei piccoli, hanno la capacità di capire le necessità e gli stati emotivi gli uni degli altri; I cani e gli esseri umani condividono un certo numero di "segnali" sociali e comportamentali che facilitano la comunicazione, questo ha portato alla condivisione del branco. La fusione sociale del lupo con l’uomo ha dato luogo al cane domestico. La distanza di un lupo docile da un cane è di almeno 20.000 anni. Alcuni ritengono che l'addomesticamento del lupo possa essere iniziato come una forma di commensalismo naturale in quanto alcuni lupi meno diffidenti possano aver trovato vantaggioso nutrirsi degli avanzi che si trovavano nei villaggi, pertanto erano da prima tollerati per la loro funzione di spazzini e poi nel tempo apprezzati come sentinelle

 (segnali di allarme in caso di arrivo di animali pericolosi). Altri pensano che l'addomesticamento sia avvenuto attraverso l'adozione di piccoli cuccioli di lupo. Non si può escludere che entrambi questi processi siano avvenuti in tempi diversi. I recenti studi molecolari dimostrano che l’unico ancestrale del cane è il lupo, negano la discendenza dallo sciacallo o da altri canidi oggi estinti. La trasformazione fondamentale è quella che ha reso il lupo dipendente socialmente dall’uomo. I primi cani vivevano a stretto contatto con l'uomo, e dall'uomo sono stati cambiati nella morfologia, nelle vocazioni e nelle attitudini. Interessante a riguardo quello che spiega Roberto Marchesini:"L'essere umano ha una grande difficoltà nel capire la profonda intelligenza e disposizione sociale del cane. Ci si meraviglia della storia raccontata nel film Achiko, si ripercorre la tradizione narrativa da Argo ai giorni nostri ripetendo in modo stucchevole l'icona della fedeltà senza entrare nel merito della questione, ovvero nell'ammettere che il cane è superiore a noi per quanto concerne l'inclinazione e la competenza sociale. Si continua a parlare di ubbidienza senza rendersi conto che si tratta di una grave limitazione che noi stessi imponiamo a ciò che il cane ci può dare, esito di una nostra ristrettezza di vedute. Molto tempo dopo l’uomo si dedicò all’allevamento del maiale, del bufalo, della pecora e della capra e allora il cane diventò guardiano, difensore degli armenti e pastore conduttore. Andando ancora avanti nel tempo vennero scelti, tra i grandi difensori del gregge, quegli individui che presentavano una spiccata motivazione territoriale e di possesso. La convivenza dell’uomo con il cane è una storia fatta di amicizia e di collaborazione nella caccia, nella difesa delle cose, del territorio e delle persone ( Gallicchio B. 2001). Oggi il cane ha competenze importanti come la ricerca della droga e degli esplosivi, cattura criminali, svolge compiti di protezione civile, sostituisce gli occhi dei non vedenti, le orecchie dei non udenti, le braccia e le gambe dei portatori di handicap, entra come parte integrante negli Interventi Assistiti dagli Animali (IAA) e nelle Attività Assistite dagli Animali (AAA). L'interazione uomo-animale è un percorso lungo ed è un rapporto che cambia continuamente.

Sostanzialmente ci sono state tre fasi :

  1. Periodo arcaico : il rapporto era di tipo “magico-idolatrato”: l’animale possiede tutti i diritti e i requisiti di un essere superiore e incarna nelle sue forme un Dio (fase irrazionale);

  2.  Periodo economico-funzionalista : nasce con la domesticazione, l’uomo afferma la propria superiorità e i propri diritti nei confronti degli animali, viene definita una visione antropocentrica dell’universo (fase razionale);

  3. Periodo della coscienza : parità dei diritti e della solidarietà: gli animali, per gradi e in modo diverso per specie, divengono depositari di diritti e sono avvicinati al livello umano (fase della consapevolezza).

In questa ultima fase appare evidente che la zooantropologia è debitrice nei confronti dell'antropologia in quanto ha contribuito a scoprire l'importanza della referenza animale " L'animale è buono da pensare " Nella società Occidentale nasce un nuovo atteggiamento che manifesta il concetto di "Benessere animale" Brambell Report nel 1965. Questi bisogni nel Brambell Report vennero riuniti nelle “Cinque Libertà”:

  1. - libertà dalla sete, dalla fame e dalla cattiva nutrizione

  2. - libertà di avere un ambiente fisico adeguato

  3. - libertà dal dolore, dalle ferite e dalle malattie

  4. - libertà di manifestare le caratteristiche specie-specifiche normali

  5. - libertà dalla paura

Il vero universo relazionale del cane sta nella collaborazione. La costruzione di un gruppo operativo è il modello sociale del cane (stare insieme per agire) che pertanto interpreta il suo essere nel gruppo in una visione organizzativa di squadra. Ecco perché quando ci approcciamo in modo olistico al cane dovremo considerare ogni suo aspetto,dalle emozioni alle motivazioni, alle tipologie di relazioni che instaura con chi gli sta accanto. 

Tutto ciò genererà in seguito la "Dichiarazione universale dei diritti animali del 1978, il Manifesto Europeo per i diritti degli animali e la direttiva UE per gli animali di Strasburgo (UE, 1992)". La creatura non umana, grazie ai progressi di biologia, etologia, medicina veterinaria, non è più considerata come in passato, strumento asservito all’uomo, ma un essere in grado di provare gioia e dolore e pertanto depositario di diritti. Il tema del benessere animale è più che mai attuale, visto anche il Trattato di Lisbona ratificato ed eseguito con legge 2 agosto 2008, n. 130, dove viene sancito che l'Unione europea e gli Stati membri devono tenere conto delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti.La valutazione del benessere coinvolge una serie di discipline come l’etologia, la fisiologia, la genetica e la psiconeuroendocrinologia (disciplina che sintetizza le relazioni esistenti tra sistema nervoso, sistema neuroendocrino e sistema immunitario) le quali, integrandosi fra loro, consentono di descrivere i diversi aspetti che riguardano l’interazione degli animali con il proprio ambiente.La capacità da parte dell’uomo di misurare il benessere, rappresenta sicuramente un campo di studio molto importante ed attuale.

L'antropologia ha creato l'idea di un uomo autosufficiente, padrone di una cultura in cui le altre specie erano escluse; questa è un'antropologia chiusa in se stessa, ma è stata messa in discussione dalla Zooantropologia che invece vede nella cultura umana l'espressione del rapporto uomo-animale. L'uomo si realizza anche nel rapporto uomo-animale. Konrad Lorenz fu il primo ad interessarsi, oltre che dell’interazione e comunicazione intraspecifica, delle relazioni interspecifiche e soprattutto del rapporto uomo animale. l’uomo socializzando con altre specie impara da queste. 

Il soggetto non umano deve pertanto essere valutato nelle sue qualità di individuo e come parte attiva di relazione. Inoltre il rapporto è basato sulla richiesta, che indica bisogno di sicurezze affettive, di riscontri e conferme nell’autostima, di protezione; tutto ciò può essere ricondotto alla teoria dell’attaccamento di John Bowbly. La madre per il cucciolo non assolve solo ai normali compiti di attività e di cura, ma ha una funzione referenziale in grado di connettere il cucciolo alla realtà esterna; è capace di rendere possibile un percorso di cambiamento e rappresenta una "base sicura" 

Per la Zooantropologia, la relazione uomo-animale ha quattro caratteristiche di base:

  • Reciprocità :          basata su metodi di incontro-confronto validi a formare un legame, una connessione.

  • Dimensionalità :    Ciò che caratterizza i due soggetti; ogni relazione ha una sua dimensione, capire ed enfatizzare il rapporto con il proprio                                  cane rende la relazione unica e speciale.

  • Promozionalità :    La relazione non è prestabilita ma va indirizzata e promossa attraverso l'attività quotidiana con scelte ed atteggiamenti.                                  Cosa fare insieme.

  • Produttività :         La relazione non è rigida e chiusa in se stessa ma produce dei contenuti basati sul riconoscimento dell'alterità come valore                            indispensabile nella costruzione del vivere quotidiano insieme e la convinzione che non siamo al centro del mondo                                        ma ne facciamo parte.     

Naturalmente l’incontro uomo-animale non è mai semplice, perché nella relazione possono intervenire molti fattori come preconcetti, esperienze precedenti, retaggi educativi….che ostacolano l’esperienza dell'incontro. Inoltre la relazione può essere negata, se emergono alcune caratteristiche dell’uomo come apatia, paura e intolleranza. Per questo se non si vuole far emergere questi ostacoli la relazione deve essere promossa e indirizzata correttamente. Questo può avvenire attraverso la dimensione ludica, affettiva, perfomativa e collaborativa, di attaccamento etc.... 

E' possibile promuovere la relazione nel momento in cui l'uomo e il cane, con le loro differenze e similitudini interagiscono cercando un punto di incontro. Il punto di incontro deve però essere congruo ed equilibrato per entrambi le specie e la relazione passa obbligatoriamente attraverso la fiducia, l'accreditamento e la comunicazione. Impostare i processi educativi attraverso la coercizione, l'inibizione e la paura è oltre che moralmente discutibile anche sbagliata e verrà meno il concetto a me più caro che il cane devi viverlo. L'animale rappresenta per l'uomo un valore importante e di estremo fascino e attrazione. Per la Zooantropologia la relazione tra uomo e animale è una dimensione di incontro tra due partner, dove i due soggetti danno vita ad un interscambio dialogico e ad un processo di coesione. In questo tipo di relazione l’animale è considerato: 

  • idoneo a generare un processo di decentramento, di essere, cioè, per l’uomo una sorta di porta dimensionale verso l'esterno e quindi capace di produrre un cambiamento della realtà accedendo a risorse idee ed esperienze che altrimenti gli sarebbero precluse. Il cane sperimenta la realtà in modo diverso dal nostro, ad esempio:

avete mai osservato un cane che vede la neve? Impazzisce letteralmente di gioia correndo e sbuffando con espressioni buffissime che gli si disegnano sul muso grondante di neve e dopo averlo visto potreste chiedervi "non avevo mai considerato la neve così divertente". 

L’uomo si costruisce anche nel rapporto uomo-animale. Secondo Wilson l’animale per il bambino è il modello pulsionale per eccellenza, e assumerebbe un ruolo totalizzante nell’interpretazione del mondo, cioè verrebbe subito accreditato come mediatore di conoscenza. Questa ipotesi viene sostenuta dalle ricerche di etologia umana, in particolare quelle di Eibl-Eibesfeld; l’animale costituisce un’entità di estremo fascino per l’uomo e quest’ultimo fatica a sottrarsi alla presenza animale, questa tendenza viene spiegata dalla zooantropologia attraverso due probabilità: una primaria ed una cooptativa. Nella primaria ritroviamo la posizione di Levi-Strauss, secondo cui l’animale è buono da pensare e non soltanto da mangiare, e la concezione di Eibl-Eibesfeld, discepolo di Konrad Lorenz, che ha constatato come tra le tante caratteristiche innate dell’uomo, vi sia la tendenza a vedere gli animali anche dove non ci sono, utilizzando quindi l’animale come operatore cognitivo. Una teoria che si differenzia da questi approcci è la teoria della zootropia, secondo la quale vi è un carattere dialogico, e non strumentale, nel rapporto che l’uomo instaura con l’animale; il modello animale diventa parte integrante del patrimonio umano con un suo ruolo specifico, non surrogabile, e per zootropia si intende una vocazione presente nella nostra specie che consente e facilita l’interazione con l’animale, significa andare verso gli animali, essere affascinati da loro ma, allo stesso tempo, essere trasformati e influenzati da essi, l’uomo socializzando con altre specie impara da queste.
James Serpell ci mostra una zootropia frutto di una vocazione parentale: l’uomo risponde ai segnali giovanili della propria specie attraverso un comportamento di cure parentali; se altre specie presentano gli stessi o analoghi stimoli-chiave, nasce un comportamento interpretabile come una zootropia. L’uomo ha favorito la sua vocazione parentale scegliendo tra gli animali, quelli che presentavano caratteristiche riconducibili ai caratteri giovanili o leggibili come tali. Secondo la Zooantropologia, la relazione tra uomo e animale è una dimensione di incontro tra due partner, dove i due interlocutori danno vita ad un interscambio dialogico e ad un processo di ospitalità. In questo tipo di relazione l’animale è considerato secondo due coordinate: capace di suscitare un processo di decentramento, di essere cioè per l’uomo, una sorta di soglia intesa come un’apertura verso l’esterno e capace di indirizzare un processo di cambiamento attraverso specifiche dimensioni di relazione. La relazione è dimensionale e dimensionabile, si basa su un piano di interscambio che porta ad un cambiamento attraverso specifiche dimensioni di relazione, alcune di queste aumentano l’esploratività della persona, altre l’introspezione; alcune dimensioni rafforzano il sé o accrescono l’autostima del soggetto attraverso i meccanismi di autoefficacia, altre agiscono sul sostegno. Per l’approccio zooantropologico si parte dal presupposto che la relazione uomo-animale sia un evento di reciprocità, una partecipazione attiva dei due interlocutori; perché ciò avvenga è necessario che sia riconosciuto il carattere di alterità dell’eterospecifico. Il soggetto non umano deve essere valutato nelle sue qualità di individuo e parte attiva di relazione in quanto è in grado di assumere un ruolo e di comunicare nuovi contenuti o mettere in discussione i contenuti che l’uomo proietta su di lui. 

Si stanno svolgendo ricerche nel campo delle neuroscienze comportamentali, volte a valutare le attività cognitive del cane e gli effetti positivi e/o negativi della relazione uomo-animale. 

  

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

bottom of page