educatore cinofilo comportamentale Augusto Frabetti
Evoluzione della relazione Uomo/cane
Il passaggio da società rurale a società urbana consumatosi attorno alla metà del Novecento ha sancito una metamorfosi del modo di concepire il cane e la relazione tra uomo e cane: nell'attuale società urbana è presente una forte dimensione affiliativa, uno scarso riconoscimento della
caratterizzazione specie-specifica e una tendenza all'antropomorfismo, parimenti è presente un buon riconoscimento della soggettività. Il fatto che al cane venga riconosciuta una soggettività è comunque un passo in avanti rispetto a come era considerato il cane nella società rurale anche se di fatto si è passati ad un'interazione di tipo "reattivo-strumentale" (cane da lavoro) ad una di ordine "proiettivo-surrogatorio"(cane/figlio).
Nella relazione moderna uomo-cane spesso mancano i caratteri di diversità e peculiarità, ovvero non si riconosce al cane la sua specificità.
Il cane chiede e merita di essere trattato secondo le sue caratteristiche etologiche.
L'APPROCCIO COGNITIVO ZOOANTROPOLOGICO
L'antropocentrismo in vigore a quell'epoca imponeva di porre un confine ben definito: l'animale era considerato un automa mosso da pulsioni (interpretazione psico energetica, (Lorenz) o da condizionamenti (interpretazione associazionista,(Skinner), privo di un mondo interno capace di assegnare all'individuo una soggettività. Intorno alla metà del Novecento Edelman, LeDoux e tanti altri, prendendo spunto dalle nuove teorie proposte dalla Neurobiologia (la scienza che studia il sistema nervoso considerato come un'organizzazione di cellule all'interno di circuiti neurali) e dalle Scienze Cognitive (le scienze che analizzano la cognizione di un sistema in grado di ragionare, sia esso naturale o artificiale), hanno manifestato interesse per conoscere "che cosa c'è dentro la mente". Parallelamente, intorno al 1970, le ricerche di Tolman, Bandura, Piaget e tanti altri hanno posto le basi per le teorie dell'apprendimento cognitivo, opposte a quelle skinneriane. Dall'osservazione delle risposte che gli individui danno in seguito a diversi stimoli, i cognitivisti ritengono di poter trarre informazioni sulla natura dei processi intellettivi interni che generano le risposte osservate. Le analogie strutturali tra il cervello dell'essere umano e quello del cane, del gatto e di numerosi mammiferi hanno permesso di tracciare un'analogia funzionale per quanto riguarda i meccanismi alla base dei processi di apprendimento.
L'approccio cognitivo zooantropologico nasce negli anni novanta ad opera di Roberto Marchesini e si avvale di un modo completamente nuovo di considerare il cane nei suoi aspetti comportamentali e di apprendimento fondato su due paradigmi di base: il "principio relazionale" così come
individuato dalla zooantropologia e il "principio mentalistico" così come strutturato dalle scienze cognitive.
Ragionare in termini cognitivi e zooantropologici significa guardare il cane con occhi differenti perché il comportamento da lui espresso è frutto della sua attività mentale da un lato e della sua soggettività relazionale dall'altro. Le radici fondano sull'etologia cognitiva che è lo studio della
mente degli animali. Si interessa a come gli animali pensano e cosa provano e questo include le loro emozioni, le loro tradizioni, i ragionamenti, l'elaborazione delle informazioni, la coscienza e la consapevolezza di sé. L'interesse per le capacità mentali e emozionali degli animali c'è da molto tempo ma la nuova era dell'etologia cognitiva, nel suo concentrarsi sull'evoluzione e la continuità evolutiva della cognitività animale è
iniziata nel 1976 con la pubblicazione del libro di Donald R. Griffin, The question of animal awareness: evolutionary continuity of mental experience (La questione della consapevolezza negli animali: la continuità evolutiva delle capacità mentali-
il cane ha una mente ed è situato nel mondo in modo attivo ed elaborativo, la mente è un mondo interno ed è un sistema di posizionamento nel qui ed ora e di elaborazione degli input presenti nella realtà esterna. La mente è configurata da componenti di conoscenza in parte innate ed in parte acquisite, le diverse componenti di conoscenza danno alla mente un "profilo", vale a dire:
-
quali motivazioni sono maggiormente presenti in quel soggetto.
-
quali emozioni sono presenti nel suo umore, ossia come è disposto verso il mondo, quale profilo caratteriale manifesta.
-
quali rappresentazioni presenta nel dare significato ai diversi organismi.
-
quali funzioni cognitive sono maggiormente attive nei processi di elaborazione.
La visione zooantropologica introduce due importanti acquisizioni nel rapporto con gli animali in genere e nello specifico con il cane:
• il cane è riconosciuto come alterità. In altre parole la mia relazione con il cane sarà tanto più produttiva e appagante quanto io gli riconoscerò una soggettività (il cane non è un oggetto), una diversità (il cane non deve essere letto attraverso una proiezione dell'uomo) è una singolarità (il cane non va interpretato attraverso stereotipi). • la partnership con il cane è frutto della relazione. Il cane inoltre vive in una relazione ed una relazione scorretta provoca delle alterazioni in tutte le direzioni: nel cane produce difficoltà di espressione e, a lungo andare, può dare origine a patologie comportamentali e stress; nel proprietario può dar origine a insoddisfazioni o a cadute emozionali e nella relazione a vulnerabilità e fragilità. Affinchè il cane viva la relazione con l’uomo in modo beneficiale e non come uno “stress”, con tutte le modificazioni a carico del sistema nervoso, endocrino e immunitario, che ne conseguono, è necessario che la relazione soddisfi i quattro parametri di adeguatezza:
-
Congruità : il livello di congruità è basso quando il proprietario non conosce le caratteristiche generali del cane e quindi non tiene conto di bisogni e caratteristiche, dà interpretazioni sbagliate al comportamento, attribuisce al cane aspetti e bisogni che non gli appartengono.
-
Consapevolezza : il livello di consapevolezza è basso quando il proprietario non attribuisce sufficiente importanza alla relazione per cui è meno attento agli errori, meno cosciente dei problemi, meno disposto a impegnarsi e meno cosciente del valore e dei benefici di relazione.
-
Equilibrio : una relazione manca di equilibrio quando è sbilanciata verso un orizzonte di interscambio, vale a dire uno o pochi ambiti d incontro tra pet e pet owner.
-
Responsabilità : abbiamo un basso livello di responsabilità quando il proprietario non conosce lo spettro complessivo dei compiti e delle conseguenze che comporta l'adozione di un cane.
É compito del medico veterinario e dell'educatore rendere la relazione tra il cane ed il suo proprietario equilibrata, aiutare il paziente ad essere compreso e a favorire l'espressione del suo essere per favorire il suo benessere psicofisico.
Parlare di mente non significa necessariamente riferirsi alla coscienza, bensì ritenere il cane un'entità soggettiva capace di operare delle scelte, elaborare degli input, riflettere sul mondo, posizionarsi in modo elettivo nel momento.
Per la Zooantropologia, la relazione uomo-animale ha quattro caratteristiche di base è:
​
-
Biunivoca,intersoggettiva : basata sui processi d’incontro e confronto, capace di costruire un legame.
-
Dimensionale : basata su elementi specifici che caratterizzano i due partner, costruita su un contesto che si basa sulla correlazione, impostata su determinate attività che consentono al soggetto di esprimersi.
-
Orientabile : la relazione non è precostituita o fissa, va indirizzata su precisi canoni che possono essere : generali, ovvero riferiti al rapporto e al dialogo messo in atto dai due partner, o speciali, ossia correlati ad una situazione specifica, riferiti ad un particolare progetto (applicativi) o che comprendono tappe di avvicinamento o livelli di profondità relazionale (costruttivi).
-
Produttiva : la relazione non è chiusa in se stessa, ma produce dei contenuti che si basano su valenze referenziali che caratterizzano la relazione, correlati alle peculiarità dell’animale.
La tendenza di molti proprietari è quella di non riconoscere la diversità dell’animale, di antropomorfizzarlo, attribuendogli il ruolo di eterno bambino, questa visione favorisce un processo di iperattaccamento e un deficit di strutturazione del piano prossimale di esperienza. Anche un eccesso di richieste performative mette l’animale in una situazione di stress, soprattutto se non si è rispettato un adeguato percorso di crescita, attraverso un corretto processo di maturazione, adeguate stimolazioni fisiologiche e veri e propri percorsi di apprendimento. la relazione si attiva nel momento in cui l'uomo e il cane, con le loro differenze e affinità interagiscono cercando un punto di incontro ben preciso, e si rivolgono reciprocamente ad esso. Alcune volte il punto di incontro è sbilanciato verso un unico fronte di attività ,rendendo la relazione fragile e chiusa, è importante ampliare l'ambito delle attività condivise e di motivazioni da gratificare entrambi. La relazione deve essere basata sulla fiducia, sul sostegno, sull'accreditamento e sulla comunicazione; impostare i processi educativi attraverso reazioni coercitive, demotivanti, inibitorie, competitive, avversative, determina un crollo di fiducia del cane nei confronti dell'uomo. L'accreditamento si costruisce non sulla paura , ma sulla sicurezza che si sa trasmettere attraverso la capacità di stare nelle relazioni e nelle situazioni, e attraverso la tendenza a proporre occasioni di collaborazione. Il cane deve essere tranquillizzato, deve essere motivato a conoscere, la relazione deve aumentare il suo bagaglio esperienziale e deve sostenerlo nei processi di apprendimento; a tal fine è importantissima la capacità di mantenere una coerenza nei comportamenti e la costruzione di una adeguata capacità comunicativa con il cane. Un buon training cognitivo si basa sull'arricchimento esperienziale piuttosto che semplici comportamenti standardizzati e rigidi. Lo stimolo da esiti diversi a seconda dello stato mentale che lo recepisce, a sua volta lo stato mentale è in funzione dell’apparato emozionale, dell’arousal e delle motivazioni. Il soggetto, anche se inquadrato dal passato filogenetico ed ontogenetico, è comunque aperto, imprevedibile e artefice della sua storia. Per il cane il mondo può essere riconosciuto come un insieme di informazioni che devono essere estratte,organizzate ed integrate ad altre informazioni attinenti e comunque ogni individuo ha schemi di elaborazione diversi e sequenze di elaborazione specifiche. Se due individui venissero posti nella stessa situazione, avrebbero differenti valutazioni, differenti interpretazioni, differenti riflessioni e anticipazioni.